Aquile del Conero Moto Guzzi Club Ancona

Reportage Campo Imperatore 5-6 Giugno 2010.

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AndreaM.
view post Posted on 17/9/2012, 22:05     +1   -1




Prima di iniziare voglio ringraziare per tutti i consigli e suggerimenti che mi sono stati dati, in particolar modo a quelli di Paco Camino che hanno concorso in modo determinante a definire la stesura del percorso definitivo.

Questo il tracciato principale effettuato in questi due giorni:

Campo%20Imperatore

Era da sempre che desideravo visitare la zona del Gran Sasso, negli anni mi è capitato di leggere riviste o guide turistiche come anche di vedere in TV servizi e documentari sul Parco Nazionale, evidente quindi che mi fossi creato con il tempo una certa dose di aspettativa. Assolutamente non delusa da ciò che ho visto e respirato in gesti giorni.

Dopo aver rimandato diverse volte causa il tempo instabile di questa piovosa stagione decidiamo finalmente di partire sabato mattina, carichiamo la moto (neanche tanto), colazione al bar e partenza, la giornata è bellissima, imbocchiamo l’autostrada A14 a Forlì in direzione Ancona, velocità codice, la moto frulla che è un piacere, dopo Cattolica il traffico diminuisce decisamente e posso cominciare a rilassarmi, incrociamo qualche buffa Harley con i loro improbabili piloti, in stazione di servizio ne osservo 3 che si riposano all’ombra, tutti di pelle borchiata, abbondantemente tatuati e con vistosi inserti cromati, me li immagino provenire direttamente dalla U.S. Historic Route 66, magari usciti da poco da una pellicola di Hollywood con le loro lunghe forcelle appesi su trespoli che dovrebbero fare la funzione di scomodo manubrio, poi in realtà sentendoli parlare scopro che sono di Riccione….. vabbè l’importante è esserne convinti….

Si riparte, alla nostra sinistra prima Ancona e poi il Monte Conero con la sua sagoma caratteristica, un pensiero corre alle Aquile del Conero, così mi viene da alzare la mano sinistra dal manubrio e salutare con il tipico cenno gli amici da poco conosciuti.

Lasciamo la A14 imboccando lo svincolo di Giulianova, proseguiamo sulla superstrada in direzione Teramo e imbocchiamo per pochi chilometri la A24 fino all’uscita di Colledara, qui come da consigli ricevuti si fa subito il pieno.

E’ da qui che si inizia il giro vero e proprio, per prima cosa deviamo verso Isola del Gran Sasso e Fano a Corno come suggerito da Paco Camino, ci troviamo proprio alle pendici del Gran Sasso, di fronte a noi una parete di circa 2.900 metri ancora striata di neve,

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prima di tornare sui nostri passi decidiamo di proseguire ancora un po’ oltre al paese fino a raggiungere almeno la zona degli alti cavalcavia dell’autostrada.

Qualche foto di rito poi si torna indietro fino al bivio che ci porterà a salire fino Castelli, bel paesino dove la ceramica la fa da padrona e dove decidiamo di lasciare qualche soldo tra pranzo e qualche piccolo ricordo da regalare.

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Pranziamo presso il Ristorante La Volta Antica, ambiente sotto il piano stradale, piccolo ma fresco, sotto le caratteristiche volte in pietra, da segnalare il primo, una specialità della casa chiamata Tacconelle alle Voliche, una pasta all'uovo tipo i maltagliati con una particolare erbe spontanea delle Montagne del Gran Sasso.

Dopo gli acquisti e qualche foto (compreso alla moderna stazione dei Vigili Urbani)

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risaliamo in moto per raggiungere Castel Del Monte, posto dove abbiamo prenotato per passare la notte.
La strada sale ancora, la prima parte immersa in un verde rigoglioso tra i fitti boschi, nella seconda parte invece il panorama si trasforma completamente e ci troviamo di fronte un territorio più brullo costellato da formazioni rocciose e prati sassosi.

Il manto stradale nel primo tratto è piuttosto brutto, molto meglio nella seconda parte, ma tutto questo alla fine è poco rilevante, l’aria, i profumi e i panorami mi portano senza neanche rendermene conto a procedere, complice anche lo scarsissimo traffico, ad andature talmente basse che fatico ad accorgermi delle buche.

Arrivati a Castel del Monte ci rechiamo nel B&B che avevamo prenotato, si tratta di “Casa Tuccella”, una casa privata ristrutturata molto bene con stanze veramente molto ampie e arredata con veri mobili antichi, l’accoglienza e la gentilezza della signora è ineccepibile e ci fa sentire proprio a nostro agio.

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Il tempo di lasciare le ingombranti borse laterali e di darci una veloce rinfrescata e poi ripartiamo subito per Calascio dove saliamo in moto fino al paesino semi abbandonato ai piedi della rocca (strada infame e senza protezioni laterali)

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e poi proseguiamo a piedi attraversando il borgo stesso fino ai ruderi della rocca e alla Chiesa di S. Maria della Pietà (chiusa).

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Foto di rito al panorama sottostante e poi ridiscesa fino alla strada principale (per fortuna avevo lasciato le borse in camera…).
Il via vai per questa stretta e distrutta stradina che porta al borgo è notevole, percorsa da un sacco di turisti mi domando il perché non gli venga data una sistemata.

Proseguiamo fino a raggiungere Santo Stefano di Sessanio, altro bel borgo antico in buona parte ristrutturato, anche qui ci fermiamo per visitare a piedi il centro

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percorriamo gli stretti e a volte ombrosi vicoli e qui compiamo un piccolo balzo indietro nel tempo, poca cosa, giusto il numero di anni necessari per tornare alla nostra infanzia, i vicoli infatti sono percorsi da decine di rondini che garriscono gioiose tra i nidi incastonati nelle antiche travi di legno sotto gli archi in pietra, rondini che da bambino vedevo volare dal terrazzo di casa e ora completamente scomparse a causa dell’uso indiscriminato in agricoltura degli antiparassitari nelle colture intensive.

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Anche in questo Borgo così come a Calascio e Catel del Monte si sente e soprattutto si vede la presenza costante del terremoto, parti di pareti crollate, puntelli e strutture di contenimento vecchie e nuove, strade transennate e cartelli di pericolo sono una costante per tutti e tre i paesi.
Intendiamoci, non sono assolutamente città distrutte ma in mezzo ad edifici appena ristrutturati e a case più o meno nuove, appena dietro l’angolo, appena giri gli occhi c’è sempre una traccia della distruzione e della paura.

Torniamo indietro di poco e prendiamo il bivio verso Campo Imperatore, si sta facendo tardi però un giro preliminare lo vogliamo fare ugualmente, anche perché sono curioso di vedere il panorama della piana con la luce bassa e dorata tipica dell’imbrunire.

Siamo in paradiso, la strada è bellissima e deserta, i colori sono spettacolari, teniamo la visiera aperta per respirare meglio i profumi della primavera, le montagne in lontananza brillano ancora di neve, il lontananza piccoli gruppi di bestiame al pascolo si muovono pigramente, spengo la moto e il silenzio e la pace ci colpisce, è qui che ci si può dimenticare tutti i problemi che ci affliggono dal mutuo da pagare al lavoro senza soddisfazione.

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Si sta facendo veramente tardi e quindi non ci resta che svoltare a destra percorrendo la strada che taglia a metà la piana per tornare in direzione di Castel del Monte

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la strada corre veloce e più lineare, domani la ripercorreremo nuovamente e quindi gli dedicherò maggiore attenzione, alla fine la strada si immette su quella che abbiamo già percorso poche ore prima all’altezza circa del valico Vado di Sole che ci riporta a Castel del Monte.

Cena economica a base di pizza direttamente a Castel del Monte e a letto presto.

La mattina mi alzo presto, molto prima di sentir suonare la sveglia, il tempo è meraviglioso e io non sto più nella pelle, mentre mi preparo doso attentamente il rumore in camera in modo da obbligare la morosa a svegliarsi senza però correre il rischio che si arrabbi troppo.
Alla fine ottengo l’effetto voluto, scendiamo e una abbondantissima e ottima colazione ci aspetta, comprensiva anche di alcuni prodotti locali come ricotta fresca, marmellate fatte in casa, biscotti artigianali e una specie di rotolo caldo rivestito da un sottile strato di pasta con all’interno della ricotta condita (BUONO!), la signora si è fatta proprio benvolere.
Il tempo guadagnato alzandomi prima me lo sono giocato a tavola, come sempre…..

Dopo i saluti e aver caricato la mia bella moto ripartiamo tornando un po’ indietro sui nostri passi, saliamo ancora per il valico Vado di Sole e arrivati in corrispondenza del rifugio San Francesco svoltiamo a sinistra imboccando la 17bis, la piana si stende davanti a noi, immensi prati in fiore

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costellati da piccoli e luccicanti laghetti carsici circondati dai narcisi, il verde intenso a tratti interrotto da lunghe e bianche lingue di pietrisco che testimoniano i movimenti dovuti al susseguirsi dei disgeli.

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Sopra a tutto e tutti le alte montagne parzialmente innevate ci dominano silenziose e possenti.

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Raggiungiamo il bivio che conduce agli impianti di risalita e all’Hotel e svoltiamo a destra, la strada riprende a salire, da qui iniziamo ad incrociare anche un po’ di auto e diverse moto, salendo l’aria si fa sempre più fresca ma mai fredda, i prati in fiore vengono sostituiti sempre più frequentemente da ampie zone innevate, la strada, ben tenuta e asciutta, termina in un ampio piazzale.

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Non posso evitare la classica e scontata foto alla moto sotto all’indicazione di Campo Imperatore

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per poi fermarci un po’ nel parcheggio dell’Hotel

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(che per certi versi mi ricorda un po’ il celebre Overlook Hotel del terrificante Shining) ad ammirare il panorama e ad effettuare altri scatti.

Le montagne davanti a noi sono così imponenti e maestose che anche le nuvole sembrano arrancare in difficoltà nel tentativo di avvilupparle.

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Anche se un po’ a malincuore risaliamo in sella e iniziamo la discesa, torniamo al bivio e svoltiamo a destra in direzione Fonte Cerreto, stiamo lasciando la piana, riusciamo ancora ad intravvedere qua e la qualche laghetto poi la vegetazione torna a cambiare, iniziano a ricomparire zone boschive e l’aria si fa decisamente più calda. Attraversiamo il paese Fonte Cerreto (dove parte la funivia per Campo Imperatore) per poi lasciare la 17bis e prendere la strada di crinale che porta al valico delle Capannelle.

Raggiunto il valico, come anticipato da Paco Camino, inizia il vero casino. Orde di motociclisti impazziti corrono sulla statale 80, ronzanti e fastidiose 4 cilindri giapponesi urlano con la loro voce stridula contro rombanti bicilindriche di Borgo Panigale, in tutto questo caos noi ci troviamo come due pesci fuor d’acqua. Svoltiamo in direzione Teramo e dopo pochi chilometri prendiamo la deviazione per Campotosto, tutto inutile, i pazzi ci inseguono anche qui, volevo fare il lungo lago ed attraversare il paese ma ci rinuncio, appena lo vedo prendo per il lungo e dritto ponte che attraversa il lago e lo percorro tutto di filato,

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arrivati dall’altra parte ci fermiamo un attimo a prendere fiato, il lontananza si sentono gli urli dei motori con le marce tirate fino al limitatore di giri, qualche foto al lago e poi prendo la stradina a destra che costeggia il lago, deserta e immersa nella vegetazione, solo qualche camper fermo nelle piazzole e una coppia in moto a velocità di passeggio come la mia.
Sulla sponda opposta, alla nostra destra, si intravvede il paese di Campotosto. Raggiunto Poggio Cancelli prendiamo in direzione di Amatrice, una strada bella, piacevole e non troppo trafficata.

La fame inizia a farsi sentire, raggiungiamo Amatrice e dopo una rapida occhiata al paese una Guzzi Nevada parcheggiata davanti ad un ristorante ci fa decidere dove pranzare, da li a breve il posto sarà invaso da diverse decine di motociclisti affamati, buon segno.
Ovvio che non possiamo rinunciare ad una abbondante razione di spaghetti alla amatriciana, veramente buoni e cotti alla perfezione.

Mentre siamo ancora a tavola decidiamo, nonostante ci fossimo attrezzati alla partenza con costumi e asciugamani, di saltare per mancanza di tempo la tappa di Acquasanta con il relativo bagno nella fonte termale e di andare quindi direttamente a Castelluccio.

Risaliamo in moto e puntiamo verso la Salaria che percorriamo fino all’altezza di Arquata, da qui prendiamo una piccola deviazione per Pretare fino a raggiungere la piana di Castelluccio attraversando il passo Forca di Presta.

La piana e sotto di noi, per la fioritura delle lenticchie purtroppo siamo un po’ in anticipo e di campi in fiore non ce ne sono tantissimi, quello che vediamo è evidentemente solo un anticipo.

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Scendiamo fino alla piana, ci fermiamo per qualche foto per poi risalire fino al paese di Castelluccio, in centro paese c’è più traffico che a Milano Marittima il sabato sera, le moto parcheggiate non si contano, le auto in fila sgommano impazienti per passare prima delle altre cercando un posteggio, il solito imbecille jappo-munito parte a razzo tra la gente facendo urlare di dolore la moto tentando lo 0 – 100 km/h in zero secondi.

Scolliniamo immediatamente evitando la sosta in centro e preferiamo fermarci oltre a riposare un poco in un bel prato.

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Ormai il giro è finito, dopo il riposino non ci rimane che salire fino a Gualdo per poi ridiscendere a Visso, raggiungere Foligno e imboccare poi la E45 a Perugia, il resto del viaggio di ritorno è noia.
 
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