| Ho cinque Guzzi in garage, conosco Roberto da quando aveva 12 anni e gironzolava incuriosito in officina attorno al padre Dino. Non esiste un tecnico come lui, per i nostri bicilindrici: scrupoloso, esperto, cordiale, onesto, sempre disponibile. Le mie "signore" continuerà a seguirle lui. Concessionario o no, non consentirò mai a nessun altro di metterci le mani.E mi guarderò bene di comprarne altre da personaggi che di quel motore non capiscono un tubo. Gli scienziati del marketing Piaggio riflettano. Non solo vorrebbero cancellare, con la vigliaccheria di una raccomandata spedita alla vigilia di natale senza uno straccio di motivazione, un secolo di storia della concessionaria Moretti (che è anche la loro storia), ma rischiano di perdere la fiducia e il rispetto di tanti appassionati che, se ancora girano in sella a una Guzzi, lo fanno perchè c'è Moretti a Macerata, perchè c'è Roberto ad assisterli. Perchè lì dentro ci si sente non in un'officina ma in una specie di sacrario delle memorie dell'Aquila. Quando parlano di MOretti, questi signori, dovrebbero togliersi il cappello, sciacquarsi la bocca e poi, possibilmente, tacere. Perchè evidentemente di Guzzi non sanno niente, come non sanno niente di passione guzzista e di gestione di una clientela che, dopo essere passata per i disastri di De Tomaso, di Aprilia e ora di Piaggio, merita un monumento per la sua fedeltà eroica. Come eroica è sempre stata la fede dei Moretti, che in novant'anni hanno tenuto, lì dentro, sempre e solo Guzzi. Non hanno ceduto alla logica del profitto, come tanti altri concesisonari, magari più apprezzati a Pontedera, che hanno affincato alle nostre "aquile" una serie infinita di altri marchi, al punto che per trovare una Guzzi, da loro, bisogna andarsela a cercare negli angoli più sperduti dei loro saloni dietro a Kawasaki, Ktm, Honda ecc. Dobbiamo farci sentire, scrivere tutti un reclamo al sito dell'Azienda, organizzare una "marcia su Macerata" con le nostre mandrie di Guzzi, bloccare il corso, paralizzare il traffico, esporre striscioni, fare tanto di quel casino da finire su tutti i giornali, mandare le foto alle agenzie... Perchè l'Ansa la leggono, a Pontedera, e come la leggono... E a quei sapientoni in doppiopetto che filosofeggiano a tavolino sui grandi numeri, squadernano la laurea ad Harvard e il master a Boston, che vanno a disegnare l'ultima California negli USA e che rinnegano perfino la lingua italiana riempiendo il sito ufficiale di link in inglese; a quelle menti capaci di combinare simili disastri, potrà non interessare un tubo della sorte di Moretti, ma certo interessa, e molto, l'immagine del Gruppo, per promuovere la quale spendono fior di milioni. Un danno all'immagine, per loro, è un danno al portafogli, che è tutto quello che interessa a lorsignori. Che sono capaci di passare sopra ai sacrifici, alla passione e alla fedeltà di una famiglia che per la Guzzi ha conquistato trofei sulle piste, ha pianto due morti e ha lavorato sodo per tre generazioni, ma non sono certamente disposti a rimetterci economicamente per la pubblicità negativa di una rivolta di piazza. E' lì che dobbiamo toccarli duro, sulla perdita di immagine. Se riusciamo a sputtanarli e farli finire sui giornali per l'insipienza e l'autolesionismo di certe decisioni, dovranno starci a sentire. Non ci vengano a parlare di marketing e di politiche aziendali: la storia della Guzzi non si cancella. E Moretti, la loro prima concessionaria al mondo, è la storia più autentica del Marchio.
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